CHI ERA DON MILANI?
Don Milani nasce a Firenze nel 1923 da una colta famiglia borghese. Dopo aver conseguito la maturità classica, nel 1947 viene ordinato sacerdote e nel 1954, in seguito ad alcuni screzi con la Curia di Firenze, nominato priore di Sant’Andrea a Barbiana, sperduta frazione del Comune di Vicchio. Qui diventa educatore di molti ragazzi del popolo che, terminate le scuole elementari, erano stati respinti da un sistema scolastico rigido e discriminatorio.
Nella canonica di Barbiana istituisce una scuola sui generis retta da un ambizioso programma pedagogico che valorizza la persona per quello che è e non per quello che sa.
L’espressione “I Care” (mi sta a cuore) sintetizza la finalità della piccola scuola a cui sta a cuore il futuro dei soggetti più bisognosi di aiuto e sostegno (oggi chiamati alunni con Bisogni Educativi Speciali) che guarda caso appartengono alle fasce sociali più povere.
Il priore dona cristianamente tutto sé stesso per questa nobile causa per dare la possibilità ai suoi ragazzi di accedere alla cultura, la sola che può restituire dignità alla persona e prospettive di una vita più dignitosa sul piano materiale e spirituale.
E’ in questo contesto che prende forma “Lettera a una professoressa”, libro denuncia in cui si disapprova un sistema scolastico e sociale iniquo e classista.
Per il priore la «scuola italiana» è «un ospedale che cura i sani e respinge i malati» perché non s’impegna a recuperare e aiutare i ragazzi più in difficoltà, ma valorizza soltanto chi già possiede un «retroterra familiare benestante”.
Come Paulo Freire in America Latina, Don Milani si schiera a fianco degli ultimi e non si preoccupa “di come si deve fare scuola, ma di come bisogna essere per poterla fare” per guidare gli studenti verso un’autentica e personale conoscenza del mondo. La scuola di Barbiana ha un forte connotato ermeneutico perché cerca di dare significato al sapere, termine che deriva dal verbo latino “sapio” che significa “avere sapore”. La cultura infatti ha sapore soltanto se riesce a dare un senso allo studio inteso non come memorizzazione acritica e superficiale dei contenuti disciplinari ma comprensione profonda, espressione di un pensiero critico e consapevole.
Don Milani valorizza la libertà di coscienza nei confronti dell’essere-persona che non deve essere asservita a nessuno potere, ma deve liberarsi dalla schiavitù dei beni materiali per poter esprimere tutto il suo potenziale interiore.
In ambito pedagogico Don Lorenzo Milani è stato uno tra i più rappresentativi personaggi del Novecento. La sua condanna verso ogni forma di costrizione e punizione, l’accoglienza che anima la sua proposta educativa ne fanno un precursore illuminato del modello di inclusione scolastica, di riscatto sociale e di realizzazione umana per gli alunni più disagiati ed emarginati. Un esempio a cui rivolgersi ancora oggi con ammirazione e gratitudine pedagogica.
Pietro Sacchelli e Mariangela Angeloni