“PEDAGOGIA DI LORENZO MILANI” di Edoardo Martinelli

Il “segreto” della didattica di Don Milani era lo strumento dialogico e il lavoro di gruppo che era regolato per livelli differenziati di età in cui i più grandi insegnavano ai più piccoli. La ricerca dell’espressione orale e degli etimi, la lettura quotidiana del giornale, la continua corrispondenza con gli alunni lavoratori all’estero (erano circa una decina tra Francia, Germania, Inghilterra e Africa) e l’interazione sociale degli alunni costituivano i punti di forza di una scuola in cui il fare domande era più importante che dare risposte preconfezionate. La capacità di interrogarsi sulle cose, cercando le risposte e le soluzioni possibili dava, ad alunni bollati dalla scuola pubblica come “ritardati” e privi di capacità intellettive, nuova motivazione e rinnovato entusiasmo ad apprendere. Don Milani trasformava letteralmente in pochi mesi degli “incapaci falliti” in persone motivate allo studio, in grado di dare un senso alla loro esistenza e di recuperare il rapporto con il sapere che era stato guastato dalle richieste insensate di una scuola pubblica borghese, disciplinarista e selettiva.

A Barbiana la scuola era principalmente una comunità educante perché collaborativa e non luogo di competizione e di apprendimenti astratti e ripetitivi.

Nel suo intervento Edoardo Martinelli ha sottolineato come a Barbiana si realizzasse una pedagogia dell’aderenza alla realtà che offriva spunti occasionali di apprendimento subito tradotti in motivi profondi di vera conoscenza. In questa scuola la cultura si trasformava in azione e ricerca di significati, si sviluppava la consapevolezza dell’essere umano, il senso critico, la capacità di risolvere problemi in un tempo diluito e a misura umana senza trimestri, pagelle, verifiche, promozioni e bocciature. Era una scuola straordinaria, unica nel suo genere e nel suo essere che può offrire ancora oggi importanti spunti operativi utilizzabili nella scuola di oggi che talvolta sembra invece aver smarrito la sua missione e il senso stesso della sua ragione di essere.  (Pietro Sacchelli)

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