IL SOGNO: SPECCHIO EMOTIVO DEL BAMBINO

Il giorno 16 gennaio u.s., in un’assemblea gremita di insegnanti e genitori, lo psicologo e psicoterapeuta Renato Berti ha affrontato il complesso fenomeno del sogno già oggetto di studio nelle antiche civiltà mesopotamiche.

Il sonno è caratterizzato da momenti REM (Rapid Eye Movement) alternati ad altri non REM. Durante i primi il soggetto presenta dei rapidi movimenti oculari, espressione di attività onirica correlata ad aspetti anche emotivi, nei secondi invece manca la presenza del sogno.

Il Dott. Berti ha sottolineato come i sogni possano rivestire addirittura un ruolo predittivo o premonitore inviando alla persona segnali rivelatori della propria condizione psico-fisica. Essi possono anticipare, se ben interpretati, un malessere relazionale o un disagio affettivo che sfugge a un’analisi razionale.

In genere i bambini di entrambi i sessi di scuola primaria sognano elementi legati al proprio ambiente familiare. Nei ragazzi che attraversano la fase della pubertà i sogni si caratterizzano per un’aggressività maggiore nei maschi che nelle femmine. Ci sono anche sogni legati agli stati fisiologici che a volte anticipano malattie prima che esse si manifestino sul piano sintomatologico.

I genitori e gli insegnanti dovrebbero cercare di dare importanza ai sogni che possono esprimere emozioni o disagi altrimenti non emergenti. Nei bambini il sogno presenta una struttura più semplice rispetto a quello dell’adulto. In genere l’incubo notturno assume una valenza di angoscia e di sofferenza psichica che potrebbe essere indice non solo di preoccupazione interiore ma di disperazione perché il bambino ritiene irrisolvibili alcune situazioni. Ci possono essere incubi di animali feroci, di aggressione fisica, di volo o di caduta. Una tecnica utilizzata in questo caso è quella di far riflettere il soggetto sull’assurdità di certi accadimenti onirici cercando di smontarli sul piano razionale e discorsivo. I sogni si prestano anche ad alcune attività in classe, come ad esempio una loro trascrizione su un quaderno appositamente predisposto. In tal caso non bisogna enfatizzarli perché ciò potrebbe scatenare negli alunni una competizione di tipo fantastico con lo scopo di colpire l’immaginazione dei compagni.

Pietro Sacchelli.

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